Il Piano Scolastico per la Didattica Digitale Integrata

Riteniamo utile riportare un interessante articolo della prof.ssa Elisabetta Nanni -Docente in utilizzo presso IpraseTrentino Provincia Autonoma di Trento

In data 7 Agosto, mentre nei Social imperversavano vivaci discussioni sul tema “banchi e metro”, sono state pubblicate dal MIUR le “Linee guida sulla Didattica digitale integrata[1]” già presentate nel Decreto Ministeriale 26 Giugno 2020 n.39.

Inviate a tutti gli istituti scolastici, forniscono le indicazioni per la stesura del Piano Scolastico di Didattica Digitale che ogni scuola, nessuna esclusa, dovrà elaborare e che andrà ad integrare il Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Il Piano dovrà essere adottato fin dal mese di settembre in modo complementare alla didattica in presenza negli istituti di Secondo grado, mentre “qualora si rendesse necessario sospendere nuovamente le attività didattiche in presenza a causa delle condizioni epidemiologiche contingenti” sarà operativo in tutti gli altri ordini di scuola.

Digitale: un’opportunità per una scuola proattiva

Si evidenziano alcuni aspetti interessanti nelle Linee guida da non trascurare. Primo fra tutti il richiamo alla “capitalizzazione dell’esperienza maturata durante i mesi di lockdown”.

È necessario che ogni singola scuola non perda e vanifichi tutto ciò che è stato costruito nei mesi di apprendimento a distanza ma, dopo una dovuta riflessione, cerchi di tesaurizzare le buone pratiche, renderle sostenibili ed inclusive con lo scopo di metterle a sistema.

Altro punto fondamentale è quello di riprogettare la didattica “evitando che i contenuti e le metodologie siano la mera trasposizione di quanto viene svolto in presenza”. Anche in questo caso viene sottolineato che ogni scelta debba inserirsi in una cornice metodologica e pedagogica condivisa in cui può trovare la sua dimensione anche la proposta individuale del singolo docente. Team dei docenti, consigli di classe avranno il compito di ripensare la didattica adottando metodologie “fondate sulla costruzione attiva”.

Come docenti, avremmo sicuramente desiderato che la parte metodologica fosse maggiormente curata nel documento ministeriale tenendo conto che, non solo le videoconferenze ma anche le lezioni in presenza, possono “agevolare il ricorso a metodologie didattiche più centrate sul protagonismo degli alunni” e che altre metodologie, oltre a quelle citate, possono essere applicate in una Didattica Digitale Integrata come gli EAS (Episodi di Apprendimento Situato) del prof. Rivoltella e il PBL (Project Based Learning) del prof. Zecchi.

L’organizzazione, gli strumenti e il Regolamento

Bisogna prendere atto che, purtroppo, l’apprendimento a distanza non è stato condotto con la stessa modalità in tutte le scuole a causa di numerose variabili come la mancanza di dispositivi e connessione e le difficoltà nell’approntare un’infrastruttura di strumenti e risorse da mettere a disposizione di tutti, nonostante un Piano Nazionale Scuola Digitale attivo fin dal 2015. Il primo passo, quindi, è quello di costruire un impianto organizzativo che possa anticipare e risolvere tutte le criticità emerse durante l’emergenza.

Partiamo, perciò, da un’immediata rilevazione del fabbisogno che comprenda sia la connettività che la strumentazione tecnologica, tenendo ben presenti le nuove classi in entrata. Si afferma, quindi, la necessità di coinvolgere il Consiglio d’ Istituto per approvare criteri trasparenti e regolamentare, così, il comodato d’uso rispettando sempre la protezione dei dati personali. Sicuramente, come già sottolineato precedentemente da Gabriele Benassi[2], questa nuova prospettiva darà un impulso all’Azione#6 del Piano Nazionale Scuola Digitale per l’uso del BYOD (Bring Your Own Device). E nello stesso tempo “ogni scuola assicura unitarietà all’azione didattica rispetto all’utilizzo di piattaforme, spazi di archiviazione, registri per la comunicazione e gestione delle lezioni e delle altre attività”. L’anticipare e risolvere le criticità e la necessità di andare “oltre” implica la configurazione di uno scenario proattivo. La costruzione di un Repository comune, unitario di attività, buone pratiche, pacchetti di lezioni già pronte rappresenta quel #saperepratico che ogni scuola dovrebbe poco alla volta implementare. A questo si aggiunge la predisposizione partecipata, anche attraverso un patto di corresponsabilità, di un Regolamento[3] delle videolezioni e utilizzo di piattaforme che potrà essere parte integrante del nuovo curricolo di Educazione Civica. Garanti di questa prospettiva saranno sia l’Animatore che il Team digitale che avranno il compito di supportare i colleghi meno esperti sia nelle attività pratiche che nell’utilizzo delle risorse messe a disposizione. Lo spazio fisico si trasferisce così nel virtuale diventando accessibile ed inclusivo per tutti.

Il “tempo” per la didattica digitale (a distanza)

Le Linee guida si soffermano sull’organizzazione “tempo”: nel caso di Didattica esclusivamente a distanza sono previste 20 ore per la Secondaria di secondo grado, 15 ore per le scuole del Primo ciclo, 10 solo per la prima classe della primaria. Un passo necessario programmare e vincolare il “tempo scuola”, visto che la gestione è stata demandata completamente alle scuole creando così orari completamente differenti e a “macchia di leopardo”. Non aver differenziato, invece, in modo chiaro l’organizzazione del tempo tra le classi della Scuola Primaria e quelle di Primo Grado lascia perplessi. Come sostenere le famiglie in un apprendimento a distanza che coinvolge i più piccoli per ben tre ore al giorno?

Il coinvolgimento delle famiglie

Fondamentale è il coinvolgimento delle famiglie, in un contesto che favorisca il cammino comune dell’intera Comunità educante. Nelle Linee Guida, infatti, è specificato che la Scuola informi le famiglie sia sulle scelte dell’organizzazione, di orari e di strumenti adottati. E ancora la famiglia è parte integrante nel coinvolgimento degli alunni più fragili e con bisogni educativi speciali in attività di Didattica Digitale Integrata. Uno specifico paragrafo è dedicato ai rapporti scuola-famiglia “attraverso attività formali di informazione e condivisione della proposta progettuale della didattica digitale integrata”, come già accaduto in alcuni istituti durante la chiusura di emergenza[4].

Le istituzioni scolastiche hanno l’obbligo di rispettare, anche in condizioni di emergenza, tutte le attività di relazione e comunicazione con le famiglie previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, ma, attenzione “avendo cura di esplicitare i canali di comunicazione attraverso cui essi potranno avvenire.” Non strumenti improvvisati, quindi, ma sarà necessario dichiarare preventivamente i canali di comunicazione utilizzati, seguendo sempre rigorosamente le norme per la protezione della Privacy e dei dati personali.

La formazione in servizio dei docenti

“Permanente, strutturale e obbligatoria”, come definita nella legge 107/2015, la formazione rappresenta il volano del miglioramento e di una possibile innovazione. Il DigCompEdu[5], il Framework europeo per le Competenze Digitali del docente, anch’esso citato ma non in modo corretto nelle Linee Guida, fornisce perfettamente i sei diversi ambiti di competenza sui quali si possono costruire percorsi formativi: sviluppo professionale, risorse digitali, apprendimento/insegnamento, valutazione, valorizzazione degli studenti, supportare lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti secondo il DigComp2.1. Perché, quindi, considerare “prioritaria la formazione sulle piattaforme in uso da parte dell’istituzione scolastica” e non attivarsi, invece, con una visione olistica del digitale che possa racchiudere tutti gli ambiti del DigComp?

A tale proposito si suggerisce una struttura organizzativa basata sull’autoformazione (Repository di istituto), un’Accoglienza Digitale per tutti i nuovi docenti con lo scopo di far conoscere loro gli strumenti adottati, un secondo livello per tutti i docenti ancora non troppo esperti nell’uso del Cloud ma sempre utilizzando le diverse metodologie come sfondo integratore.

Quale Modello per un Piano scolastico dedicato alla Didattica Digitale Integrata?

Come tradurre tutti gli input delle Linee Guida per il Piano Scolastico della DDI finora analizzati in azioni concrete davvero “agite” e non semplicemente dichiarate?

Il DigCompOrg[6], il quadro delle competenze digitali delle organizzazioni educative, può essere adottato come strumento e traccia di lavoro. Declinando i sette macroambiti presenti, Dirigenza e gestione dell’organizzazione, Pratiche di insegnamento e apprendimento, Sviluppo professionale, Pratiche di valutazione, Contenuti e curricolo, Collaborazioni ed interazioni in rete, Infrastruttura, come suggerito dal documento citato, ogni scuola potrà elaborare il Piano Scolastico della DDI tenendo presente le indicazioni delle Linee Guida.

Tab.1 – Tabella di corrispondenza tra il DIGCompOrg e le Linee Guida DDI

DigCompOrg Linee Guida DDI
Dirigenza e Gestione dell’organizzazione Regolamento, orario delle Lezioni, Criteri per il Comodato d’uso, Scuola/Famiglia, Tutela e protezione privacy e dati
Pratiche di insegnamento e apprendimento Metodologie: Flipped, EAS,PBL,Debate
Sviluppo Professionale Formazione docenti
Pratiche di Valutazione Valutazione
Contenuti e Curricolo Educazione civica, Risorse digitali
Collaborazioni ed interazioni in Rete Utilizzo delle piattaforme con gli studenti
Infrastruttura Rilevazione del fabbisogno, scelta della piattaforma d’istituto

Il Sistema Scuola non può permettere di trovarsi impreparato di fronte ad una nuova emergenza, ma deve riuscire a guardare oltre per costruire un piano di miglioramento e innovazione.

—–

[1] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-pubblicate-le-linee-guida-per-la-didattica-digitale-integrata

[2] http://www.scuola7.it/2020/196/?page=1

[3] http://svel.to/218i

[4] http://svel.to/219n

[5] https://ec.europa.eu/jrc/en/digcompedu

[6] http://svel.to/218w