Purtroppo siamo costretti, ancora una volta, a ritornare sull’argomento relativo alla concessione dei tre giorni di permesso retribuito previsti per il personale docente della scuola.
Infatti, ci vengono segnalati veri e propri “abusi” da parte di taluni dirigenti scolastici che ritengono non solo di entrare nel merito della richiesta ma anche di negare la fruizione
Certo, ci verrebbe da chiedere a detti dirigenti “come fanno a partecipare a iniziative “fuori porta”, organizzati, per esempio, dall’ente locale, e che nulla hanno a che fare con il rapporto di servizio scolastico, tali da determinare l’assenza, anche di alcuni giorni, dalla sede di lavoro, senza comunicare alcun congedo o permesso all’UST o ALL’USR ( eh sì…. i dirigenti non chiedono ferie o permessi, comunicano, quando lo fanno, solo che saranno assenti….), e, poi, pretendere per il personale (che spesso viene definito dagli stessi dirigenti come “restante personale”) di indicare analiticamente le motivazioni della richiesta e, non da ultimo, di entrare nel merito sulla veridicità o meno della richiesta ? Dobbiamo dire al riguardo che sarebbe opportuno tornare, da parte degli Uffici Scolastici Regionali, ad un attento a dovuto controllo delle assenze dei dirigenti che non hanno uno “us absolutum” rispetto al tutto il personale della scuola e che risulterebbero, nonostante le assenze, sempre in credito di “ferie, permessi e dintorni”.
Ma, ritornando all’argomento di cui ci stiamo interessando, vogliamo sottolineare che:
- Il CCNL all’Art. 15 comma 2 specifica che il dipendente ha diritto, a domanda, nell’anno scolastico, a tre giorni di permesso retribuito per esigenze personali o familiari documentate. La documentazione, però, può essere prodotta anche tramite autocertificazione.
- Il docente, consapevole del fatto che la motivazione per cui presenta richiesta non sarà oggetto di valutazione, deve solo indicare sommariamente, secondo le regole del buon senso, il motivo per cui fa domanda.
- La richiesta di permesso familiare/personale non è soggetta al potere discrezionale del Dirigente scolastico. I motivi, per i quali si chiedono i tre giorni, non sono soggetti alla valutazione del dirigente scolastico. Lo hanno stabilito diverse sentenze in altrettanti tribunali. Il docente ha pieno diritto ad usufruire dei tre giorni di permesso per motivi familiari e personali, come disposto dall’art. 15, comma 2 del CCNL 2007.
- il Capo di istituto non ha potere discrezione sulla concessione del permesso per motivi familiari o personali al docente. Può solo accadere che ci siano motivi oggettivi verificabili che impediscono la fruizione di cui quelli più “giuridicamente plausibili” sono:
- la mancata autocertificazione o documentazione inerente la situazione di interesse che porta il docente a richiedere il giorno di permesso retribuito;
- l’esistenza e l’approvazione da parte del collegio dei docenti di un regolamento che disciplina la materia “permessi, ferie, aspettativa…”. Tale regolamento, non può e non deve lasciare alcun libero “arbitrio” al dirigente ma solo declinare le situazioni (in modo preciso ed inequivocabile) per le quali i permessi possono essere non accordati (per esempio la richiesta di un determinato numero di permessi nello stesso giorno – in tal caso stabilisce un ordine di arrivo- etc)
Si ricorda, anche, che il comma 2 dell’art. 2 del CCNL comparto “Istruzione e ricerca” 2019/2021, sottoscritto lo scorso 18 gennaio 2024, prevede che “Il personale docente, educativo ed ATA assunto con contratto a tempo determinato per l’intero anno scolastico (31 agosto) o fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), ha diritto, a domanda, a tre giorni di permesso retribuito nell’anno scolastico, per motivipersonali o familiari, documentati anche mediante autocertificazione.
Eventuali comportamenti difformi da tali prescrizioni”normative” non possono e non devono essere accettate, per cui “in primis” si invitano i componenti delle RSU e lo stesso collegio dei docenti, a chiedere di approvare in sede di contrattazione di istituto o di riunione del collegio uno specifico regolamento, onde evitare una illegittima discrezionalità da parte dei dirigenti scolastici.