Con il decreto legge del 2 marzo 2020, il Governo ha previsto che i lavoratori con figli possono richiedere l’estensione del congedo parentale. Tale congedo, destinato alla cura dei figli durante il periodo di sospensione delle attività scolastiche, può essere fruito da uno solo dei genitori oppure da entrambi, ma non negli stessi giorni e sempre nel limite complessivo, sia individuale che di coppia, di 15 giorni per nucleo familiare. La fruizione è, inoltre, subordinata alla condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa o altro genitore disoccupato o non lavoratore.
In sostanza il congedo introdotto dal decreto durante il periodo di chiusura delle scuole, è di 15 giorni anche frazionabili, è indennizzato al 50% della retribuzione e coperto da contribuzione figurativa. Può essere utilizzato alternativamente dai due genitori.
È fruibile dai genitori lavoratori dipendenti anche del settore privato, dai lavoratori iscritti alla Gestione separata, dai lavoratori autonomi iscritti all’Inps e dai dipendenti pubblici.
Può essere chiesto per figli fino a 12 anni solo nel caso in cui l’altro genitore lavori e non sia né disoccupato né beneficiario di un sostegno al reddito (NASPI-REDDITO DI CITTADINANZA).
È prevista la possibilità di accedere al congedo, senza retribuzione e senza contribuzione (con richiesta solo al datore di lavoro) anche per quei lavoratori con figli tra i 12 e i 16 anni.
Premesso quanto sopra, appare evidente che se dal 5 marzo si consente di chiedere tale congedo per assistere i figli a seguito della chiusura delle scuole sino al 3 aprile (arco di 1 mese), appare chiaro che a seguito della proroga della chiusura per ulteriore trenta giorni sino 3 maggio delle scuole, occorre necessariamente anche prorogare la possibilità di chiedere ULTERIORI 15 GIORNI DI CONGEDO PARENTALE. Invece, il Governo, che sostiene di attivare misure per sostenere la famiglia, dimentica (???) di introdurre nell’ultimo provvedimento IL RINNOVO di tale beneficio. L’INPS, in maniera lapalissiana, ricorda che chi non ha fruito dei 15 giorni sino al 3 aprile può prenderli sino al 3 maggio. Insomma in 60 giorni si concedono solo 15 giorni per assistere i figli e per gli altri 45gg? , la risposta del GOVERNO E’ ARRANGIATEVI…..
Bisogna che il Governo capisca ( e si renda conto) che se le scuole ormai resteranno chiuse sino al 30 giugno necessitano misure per consentire a uno solo dei genitori di poter restare con i figli, sia per assisterli nella didattica a distanza sia per consentire di poter restare a casa, altrimenti si andranno ad attivare forme di assistenza che sono contrarie alle misure di prevenzione (spostamenti, per chi può, di deposito dei figli da nonni e parenti, assistenza in casa da parte di estranei di cui non sono chiare le condizioni di salute, forme di “scuole non autorizzate” di cui si sono avute già notizie, sino al congedo per aspettativa senza retribuzione per non dire,infine, del licenziamento etc)
Se si fanno misure per le famiglie, bisogna farle con discernimento e tutelando coloro che sono obbligati ad andare a lavorare, per cui i 15 giorni devono essere riattivati ad ogni misura di proroga e non come “una tantum”.
Come non pensare, poi, che per le scuole è ormai certo che il 3 maggio sarà varato il decreto totale di chiusura dell’anno scolastico? Come non pensare a cosa succede dopo il 30 giugno? Infatti, mentre il personale docente non tornerà a scuola, ma comunque dal 3 maggio al 10 giugno e oltre, dovrà assicurare didattica a distanza, la stessa cosa non avverrà per il PERSONALE ATA, PER NON DIRE DEGLI ALTRI DIPENDENTI DEGLI UFFICI PUBBLICI E DEL SETTORE PRIVATO, CHE SI VEDREBBERO COSTRETTI A RITORNARE IN SERVIZIO SENZA ALCUNA TUTELA DI CONGEDI PARENTALI PER FIGLI MINORI NE’ FINO AL 3 MAGGIO (STANTE L’ASSENZA DI CHIARIMENTO NEL DECRETO) NE’ SINO A DOPO IL 30 GIUGNO.
PIU’ FATTI E MENO PROCLAMI, MENO INTERVISTE E PIU’ PROVVEDIMENTI, MENO POLEMICHE STERILI, PIU’ FRONTE COMUNE PER SOSTENERE L’ECONOMIA, IL LAVORO, LA TUTELA DEI LAVORATORI, E LA TUTELA DELLE FAMIGLIE E DEI FIGLI, QUESTO L’ITALIA CHIEDE E QUESTO IL COMPITO CHE E’ ASSEGNATO ALLA POLITICA.