Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota di un nostro iscritto, docente di sostegno, a proposito della possibilità introdotta dal Ministro Valditara con il D.M. 32/2025 con cui si concede alle famiglie, subordinatamente anche all’avallo del Dirigente Scolastico, di richiedere la conferma del docente di sostegno non di ruolo nominato nell’a.s. 24/25, su posto di sostegno e sull’alunno con disabilità, per l’a.s. 2025/2026
“Scrivo questa lettera per esprimere il mio totale dissenso rispetto al Decreto Ministeriale n. 32/2025, che introduce la possibilità per le famiglie di scegliere la conferma del docente di sostegno dell’anno precedente. Ritengo che questo provvedimento rappresenti un pericoloso attacco alla professionalità e ai diritti dei docenti di sostegno, oltre a minare profondamente i principi di trasparenza e meritocrazia che dovrebbero guidare il nostro sistema scolastico.Sono un docente di sostegno specializzato (con 7 anni di servizio nel secondo grado – 4 sulla materia e 3 sul sostegno) sia per il primo che per il secondo grado, con due abilitazioni conseguite attraverso il percorso TFA, per le quali ho affrontato sacrifici economici e personali enormi. Ho investito tempo, energie e risorse per acquisire competenze che oggi rischiano di essere svilite da un sistema che sembra premiare non la professionalità e la preparazione, ma dinamiche arbitrarie e discrezionali legate alla scelta delle famiglie.La continuità didattica è senza dubbio un valore fondamentale per gli alunni con disabilità, ma il modo corretto di garantirla è attraverso l’immissione in ruolo dei docenti specializzati, non con una norma che introduce meccanismi potenzialmente discriminatori e clientelari. Questo decreto non solo lede i diritti di chi, come me, ha seguito un percorso altamente selettivo per ottenere la specializzazione, ma rischia di compromettere gravemente il diritto allo studio e all’inclusione degli stessi alunni con disabilità.Inoltre, è fondamentale ricordare un principio spesso dimenticato: l’insegnante di sostegno è un docente dell’Istituto scolastico e della classe in cui è iscritto l’alunno con disabilità. Il suo ruolo è quello di favorire l’inclusione dell’alunno nel gruppo classe, lavorando in sinergia con il consiglio di classe e gli altri docenti curriculari.Delegare alle famiglie la scelta del docente significa snaturare il ruolo stesso del sostegno, trasformando l’insegnante in una figura subordinata a decisioni individuali, piuttosto che un professionista inserito a pieno titolo nel contesto scolastico.Oltre a questi gravi aspetti, sorge spontanea una domanda: in base a quali criteri le famiglie dovrebbero prendere una decisione tanto delicata come la conferma o meno di un docente? Con quali strumenti possono valutare in modo obiettivo la qualità della didattica e la preparazione professionale di un insegnante?Siamo davanti a un sistema che non prevede standard di valutazione chiari né strumenti adeguati per misurare l’efficacia dell’operato del docente di sostegno. Il rischio concreto è che la scelta avvenga su basi del tutto soggettive e personali, esponendo i docenti a dinamiche di gradimento che nulla hanno a che vedere con il loro effettivo valore professionale.Il sostegno scolastico non può essere ridotto a una questione di preferenze personali, ma deve basarsi sulla competenza e sulla formazione. Permettere alle famiglie di influenzare la continuità dell’insegnante senza parametri oggettivi potrebbe portare a situazioni in cui la stabilità e la qualità dell’insegnamento vengono sacrificate in nome di impressioni soggettive, creando disuguaglianze tra docenti e minando l’intero sistema scolastico.Inoltre, il decreto espone i docenti a rischi di strumentalizzazioni e condizionamenti, alterando il rapporto educativo e ponendo la figura dell’insegnante in una posizione di subordinazione rispetto all’utenza. La scuola pubblica non può e non deve essere regolata da logiche privatistiche o di gradimento soggettivo, perché a farne le spese sarebbero proprio gli alunni con disabilità, che invece necessitano di figure preparate, stabili e selezionate con criteri trasparenti.Non va poi dimenticato che, nella maggior parte dei casi, l’insegnante di sostegno possiede una formazione più approfondita rispetto al docente curricolare. Il percorso di specializzazione per il sostegno prevede infatti un elevato livello di competenze pedagogiche, didattiche e metodologiche, mirate a garantire l’inclusione scolastica nel modo più efficace possibile. Ridurre il suo ruolo a una figura “scelta” da una famiglia, senza un criterio oggettivo e professionale, significa svalutare non solo la preparazione di questi docenti, ma l’intero concetto di scuola come istituzione formativa basata sul merito e sulla professionalità.A rendere ancora più inaccettabile questa situazione è il paradosso dei corsi INDIRE e del riconoscimento dei titoli esteri. Mentre chi, come me, ha dovuto affrontare prove selettive durissime per accedere ai corsi TFA, con un dispendio economico e personale enorme, oggi assistiamo a una realtà in cui titoli di specializzazione conseguiti all’estero vengono riconosciuti con una facilità estrema, spesso senza il superamento di alcuna prova preselettiva. Questo fenomeno genera un’ulteriore discriminazione tra docenti, premiando chi ha trovato scorciatoie all’estero anziché chi ha affrontato un percorso altamente selettivo e rigoroso in Italia. Com’è possibile che chi ha comprato un titolo all’estero senza affrontare alcun esame venga messo sullo stesso piano di chi ha superato prove dure ed estremamente competitive? Questa è un’ulteriore ingiustizia che va assolutamente contrastata.Confido nell’azione determinata del sindacato per la tutela dei nostri diritti e per il rispetto della scuola pubblica come istituzione basata sulla competenza, sulla trasparenza e sulla giustizia.Non possiamo accettare un sistema che mortifica la professionalità dei docenti e mette a rischio il futuro lavorativo di chi, con sacrificio e passione, si dedica all’inclusione scolastica.Ma, soprattutto, non possiamo accettare che a pagare il prezzo più alto di queste scelte siano proprio gli alunni con disabilità, i più fragili e coloro che la scuola dovrebbe proteggere con maggiore forza e determinazione”.Cordialmente.Docente di sostegno specializzato”_________________________________A margine di quanto sopra, dettagliatamente espresso dal nostro iscritto e che condividiamo totalmente, non possiamo anche non evidenziare (come già fatto in altri nostri comunicati) che la decisione del Valditara ha un valore “populistico” e che non affronta il vero problema della continuità didattica all’alunno con disabilità.Il Ministro dovrebbe sapere che il problema della continuità sui posti di sostegno non è “a valle” ma “a monte”, cioè nel perserverare a tenere distinto l’organico di diritto da quello di fatto e dal mancato consolidamento dei posti di sostegno in deroga nell’organico utile per la mobilità, per i concorsi, per l’mmissione in ruolo da GPS 1^ fascia.Questo lo diciamo da tempo e lo continueremo a dire e a proporlo, ….purtroppo….siamo i soli a farlo, nè la politica (maggioranza o minoranza che sia) nè tanto meno le cosiddette OO.SS. rappresentative (non basta gridare alla luna “la richiesta” ma occorre un fattivo impegno e decisa azione sindacale, atteso che vi sedete al tavolo delle trattative e le uniche conquiste di cui vi vantate sono quelle di aver riconosciuto ai dirigenti scolastici di “lavorare da casa” e di “recarsi a scuola…con ampia flessibilità” )L’integrazione scolastica e il diritto all’istruzione dell’alunno con disabilità (compresa la continuità) non si realizza con gli “spot”, con convegni, misure populistiche che ledono la professionalità del docente e sono affette anche da palese violazione della Costituzione – art.33- e, più che altro, illudono le famiglie concedendo un contentino di alcun valore e risultato pratico (leggete il decreto e vi accorgerete che è solo una presa in giro).Ben altro necessita alle scuole, agli studenti con disabilità, alle famiglie, ad iniziare dalla riduzione sostanziale del numero di alunni per classe ove sia presente alunno medio/grave con disabilità. Necessita, come si diceva, il consolidamento dei posti in deroga e misure atte a garantire il pieno rispetto di quanto previsto dall’art. 13, comma 3, della Legge 104/92 il quale stabilisce: “Nelle scuole di ogni ordine e grado, fermo restando, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, e successive modificazioni, l’obbligo per gli enti locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali, sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati”.Invece, tale funzione è quasi del tutto elusa dai comuni e dalle province o, peggio, assicurata a singhiozzo, con continua alternanza di operatori (spesso sforniti di reali competenze) e, nel migliore dei casi, attivata dal mese di Gennaio (quando va bene….)Ricordiamoci di queste cose e invitiamo i docenti di sostegno supplenti annuali a non “appassionarsi” a queste misure perchè sono “deprofessionalizzanti” e “illusorie”.Ben altre sono le misure a tutela della disabilità, che sopra abbiamo espresso, per cui lasciare al “libero arbitrio delle famiglie e del dirigente scolastico” il diritto all’istruzione dell’alunno con disabilità è cosa impropria, illegittima e viola il dettato costituzionale.