L’art.116 della Costituzione prevede: “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 (nostra nota le cosiddette materie a legislazione concorrente, sono 23 in tutto) e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l, limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace” possono essere attribuite alle Regioni in base all’articolo 116 della Costituzione, che, per l’appunto, prevede “La Carta specifica che l’autonomia può essere attribuita a una Regione con legge dello Stato approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.
Ciò posto, quindi, alle possono esserte trasferite le funzioni ora esercitate dallo Stato su una o più di queste materie:
- giustizia di pace;
- norme generali sull’istruzione;
- tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali;
- rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
- commercio con l’estero;
- tutela e sicurezza del lavoro;
- istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
- professioni;
- ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
- tutela della salute;
- alimentazione;
- ordinamento sportivo;
- protezione civile;
- governo del territorio;
- porti e aeroporti civili;
- grandi reti di trasporto e di navigazione;
- ordinamento della comunicazione;
- produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
- previdenza complementare e integrativa;
- coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
- valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
- casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
- enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Nella giornata di ieri il Governo ha approvato un disegno di legge promosso dal ministro leghista per gli Affari regionali, Roberto Calderoli.
Premettiamo che si tratta di una bozza atteso che il testo finale dovrà avere parere positivo della Conferenza Stato-Regioni.
Successivamente, il testo emenadato e modifcato tornerà al Consiglio dei ministri per il varo definitivo.
Il ddl approvato il 2 febbraio fissa il principio per cui prima vanno definiti i Lep – livelli essenziali delle prestazioni – validi per tutta l’Italia, poi si stipulano le intese con le Regioni (se esse riguardano anche materie soggette a Lep).
Nel testo vengono inoltre indicati i tempi e l’iter con cui deve essere approvata l’intesa tra lo Stato e la singola Regione. Inoltre si propone di rendere stabile il fondo di perequazione per i territori svantaggiati.
In base all’accorda definito fra le forze di governo è stato previsto che la definizione dei Lep avvenga attraverso una cabina di regia, il cui lavoro confluirà in vari Dpcm (Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri) sui quali il Parlamento potrà esprimere soltanto un parere non vincolante.
Siffatta scelta, ovviamente, è fortemente penalizzante perchè esclude dal processo decisorio il Parlamento su un tema importante e decisivo come quello della definizione del livello essenziale delle prestazioni per tutti i cittadini italiani ivi compresi, per quanto ci riguarda, PROPRIO LA SCUOLA.
Per tutelarsi (o per accontentare le regioni del Sud?) in ogni caso è stata inserita una norma in virtù della quale se dalla definizione dei Lep emergerà la necessità di destinare risorse economiche finalizzati appunto a raggiungere tale livello essenziale delle prestazioni, prima andranno varati i finanziamenti, poi si potrà procedere con le intese.
C’è anche da dire che il tutto sembra più una mossa politica alla vigilia delle elezioni in alcune regioni fortemente interessate ad ottenere l’autonomia, questo perchè i tempi dell’esame parlamentare del disegno di legge non sono stati indicati per cui restano indefiniti
Per arrivare a un’intesa tra Stato e Regione probabilmente occorreranno mesi se non anni.
Infatti, prima le Camere dovranno procedere all’esame e approvazione del testo, occorrerà poi attendere la definizione dei Lep, per i quali ci si è dati il tempo di un anno, entro fine 2023.
Una volta approvato il ddl-quadro, e definiti i Lep, le Regioni potranno iniziare ad avanzare la loro richiesta di autonomia. La richiesta dovrà confluire in un’intesa Stato-Regione che poi andrà vagliata dalla Conferenza Stato-Regioni e dal Parlamento, che avrà 60 giorni per esprimere un parere d’indirizzo. Dopo tutti questi passaggi l’intesa tornerà in Cdm e sarà ritrasmessa alle Camere sotto forma di disegno di legge, che andrà approvato a maggioranza assoluta.
Insomma, a dirla in breve, è una utopia per ora cantare vittoria, a meno che non si intenda illudere chi si deve recare al voto, mentre, dall’altro lato, i parlamentari e le regioni del Sud, se vogliono (siamo sicuri che vogliono ? o predicano bene e razzolano male pensando ai maggiori poteri loro conferiti?) possono esercitare il ruolo propositivo e di tutela dei nostri territori nelle sedi opportune e con le modalità che la legge loro assegna.
CHI VIRA’ VEDRA’ E…PRIMA DI TUTTO….SPERIANO CHE SAPRA’ GIUDICARE !!!!