Il nuovo modello di PEI ai nastri di partenza?
Come ben noto, con il D.lgs. n. 66/2017 e le sue successive modifiche attraverso il D.lgs. n. 96/2019 è stata introdotta, in maniera inderogabile per l’intero Paese, l’idea di un PEI fondato sulla prospettiva bio-psico-sociale del funzionamento umano; prospettiva secondo cui il funzionamento umano è frutto di interazioni degli elementi individuali che caratterizzano la persona con elementi del proprio contesto di vita, che possono facilitare oppure rendere faticosa alla persona l’esecuzione di attività personali o la partecipazione a diverse situazioni sociali.
Orbene, dopo un’attesa di tre anni, è stato presentato il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato (PEI), messo a punto dal Ministero dell’Istruzione con la collaborazione dell’Osservatorio nazionale permanente per l’Inclusione scolastica e delle Federazioni delle Associazioni rappresentanti le famiglie degli studenti con disabilità.
Il modello di PEI prospettato è stato posto all’ esame del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) e sarà inviato, successivamente, agli Istituti scolastici; considerevoli Linee guida accompagnano il documento al fine di illustrare adeguatamente la complessità delle innovazioni introdotte.
Quali innovazioni sono previste dal nuovo impianto inclusivo?
Preliminarmente sembra doveroso precisare che non si tratta semplicemente di un nuovo modello di PEI, ma di un rinnovato impianto inclusivo che ritroviamo puntualmente nella bozza del decreto, costituita da 21 articoli, attraverso i quali si forniscono le indicazioni sugli interventi che si attueranno nel nuovo percorso di inclusione degli studenti con disabilità.
Il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato
Il PEI sarà stilato su modello unico adottato su tutto il territorio nazionale, diverso solo per ordine e grado di istruzione; a differenza, pertanto, delle prassi attualmente in vigore, secondo cui ogni scuola elabora un proprio format di PEI.
Il documento sarà redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed aggiornato in presenza di nuove e sopraggiunte condizioni di funzionamento della persona.
Elaborato ed approvato dal Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO), il Piano terrà conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, con particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale di cui alla classificazione ICF dell’OMS.
Si partirà, quindi, da un nuovo sistema di analisi dei bisogni e del funzionamento degli alunni da cui far scaturire la predisposizione e l’attuazione dei diversi supporti e sostegni necessari.
Oltre l’approccio clinico-individuale
A tal fine, si richiede una conoscenza del soggetto che non sia circoscritta all’aspetto clinico-individuale, ma ne colga le variegate sfumature attraverso i punti di vista delle persone che conoscono l’allievo negli svariati luoghi di vita che frequenta.
Nel nuovo modello di PEI troviamo, infatti, uno spazio dedicato alla sintesi del Profilo di funzionamento, che illustra la prospettiva essenzialmente dell’UVM (Unità Valutativa Multidisciplinare), ma anche una sezione destinata alla documentazione delle osservazioni del team docente/consiglio di classe. Perfezionano, infine, questo scenario iniziale il Quadro informativo redatto dalla famiglia e nel quale si valorizza la prospettiva dei familiari come attori del primo contesto di vita dell’allievo con disabilità e una sintesi del Progetto individuale comprendente la progettazione dei servizi a cura del Comune per realizzare la piena integrazione del soggetto con disabilità.
Una visione progettuale prospettica
Il PEI, quindi, oltre a delineare il percorso educativo e di apprendimento per l’alunno con disabilità diventa volano per l’attivazione di contesti di apprendimento realmente inclusivi e, quindi, strumento cardine all’interno di un autentico processo d’inclusione scolastica. Si richiama, pertanto, la necessità di una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, nel pieno rispetto del principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso di apprendimento. Il nuovo modello di PEI, infatti, non prevede semplicemente una progettazione educativa e didattica che si soffermi all’alunno come si presenta “qui ed ora” ma sollecita una visione progettuale prospettica che induca a considerare l’alunno sicuramente “qui ed ora” ma anche nelle altre fasi e nei diversi contesti di vita; in altre parole un’azione progettuale a 360 gradi e con sguardo lungo che vada oltre la scuola rispondendo, finalmente, all’atavico appello dell’alunno con disabilità: “Pensami adulto”.
Il PEI ha durata annuale con riferimento agli obiettivi educativi e didattici nonché agli strumenti ed alle strategie da adottare per realizzare un ambiente di apprendimento che promuova l’efficace traduzione delle potenzialità degli alunni con disabilità in reali competenze.
Nel passaggio tra i gradi di istruzione o in caso di trasferimento, esso sarà accompagnato dall’interlocuzione tra i docenti dell’istituzione scolastica di provenienza e quelli della scuola di destinazione e, nel caso di trasferimento, sarà ridefinito sulla base delle diverse condizioni di contesto e dell’ambiente di apprendimento dell’istituzione scolastica di destinazione.
La natura amministrativa del PEI: vantaggi e svantaggi
Nel provvedimento normativo il PEI viene definito “atto amministrativo” ed, in quanto tale, è chiamato a garantire il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli alunni con disabilità esplicitando, nel contempo, le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’Accordo di cui all’articolo 3, comma 5-bis, del DLgs 66/2017.
Nel modello per la scuola secondaria di secondo grado è presente uno specifico spazio dedicato alla descrizione di sé dello studente, mediante colloqui o interviste. È prevista anche una sezione riservata alle Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO ex Alternanza Scuola Lavoro), con l’indicazione di compilazione a partire dalla classe terza. Come ben noto, la preparazione del passaggio fra scuola e mondo del lavoro o università rappresenta una fase molto delicata del percorso degli allievi in generale ed, in particolare, di coloro che sono in situazione di disabilità; in questo senso, una peculiare attenzione a questa fase appare sicuramente doverosa.
Ambiente di apprendimento inclusivo
Nel nuovo impianto inclusivo viene posta particolare attenzione all’ambiente di apprendimento, sollecitando la predisposizione di un Piano per l’inclusione allo scopo di definire le modalità per l’utilizzo delle risorse attraverso il superamento delle barriere e l’individuazione dei facilitatori del contesto di riferimento, nonché per progettare e programmare gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica.
L’ambiente di apprendimento inteso come setting fisico e sociale, ma anche sempre più come spazio virtuale è fondamentale nella promozione di apprendimenti di qualità. Nel caso specifico di alunni con bisogni educativi speciali appare opportuno predisporre un ambiente di apprendimento caratterizzato dall’ Universal Design for learning (UDL), approccio pedagogico validato dalla ricerca scientifica e perfettamente in sintonia con i principi di differenziazione, personalizzazione e individualizzazione della didattica inclusiva.
I principi cardine dell’UDL sono:
Utilizzare diversi modi di coinvolgimento per incontrare i diversi interessi degli studenti;
Utilizzare diversi modi di rappresentazione per favorire il riconoscimento e l’acquisizione della conoscenza;
Utilizzare diversi modi di azione ed espressione per esprimere e dimostrare la conoscenza.
In altre parole l’ossatura metodologica dell’UDL prevede di non modificare l’ambiente di apprendimento nel momento in cui si è chiamati a fornire una risposta specifica ad un bisogno educativo speciale ma a predisporre, in anticipo ed in maniera proattiva, un ambiente di apprendimento pronto ad offrire un’attenzione pedagogica peculiare a ciascun bisogno educativo.
Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione
Un’altra novità è rappresentata dal ruolo del Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO) che funzionerà come un organo collegiale e si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Al GLO, coerentemente con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Così come previsto dalle norme vigenti, le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive da implementare.
L’ampiezza con cui nel Decreto è concepito il GLO sottolinea il rilievo dei diversi contesti di vita e la necessità di stabilire un dialogo costruttivo tra i diversi attori per la stesura di un PEI dallo sguardo lungo e proattivo.
Fortemente valorizzato risulta l’apporto “interistituzionale” alla definizione del progetto di vita della persona con disabilità, di cui il PEI costituisce un aspetto significativo. L’accertamento della disabilità (da parte dell’INPS), infatti, è propedeutico al Profilo di Funzionamento (UMV-ASL) che, a sua volta, è propedeutico al PEI-Progetto Educativo Individualizzato (GLO) e al Progetto Individuale (Ente Locale).
La garanzia di un reale processo di inclusione scolastica è imprescindibile da un efficace lavoro di squadra, da uno sguardo sistemico che evidenzi punti di forza e di criticità, barriere e facilitatori presenti nei diversi contesti di vita.
Il nuovo PEI: un’occasione per qualificare l’impianto inclusivo?
Affinché il nuovo PEI si traduca in una preziosa occasione per qualificare ulteriormente l’impianto inclusivo, considerato che cambieranno le modalità di realizzazione dei Piani Educativi Individualizzati e di assegnazione delle misure di sostegno per gli alunni con disabilità, è fondamentale innanzitutto supportare le scuole con appropriate azioni di accompagnamento in modo che possano procedere in maniera efficace.
Il nuovo modello proposto, infatti, sollecita alla progettazione ed alla realizzazione di un PEI quale strumento di piena inclusione, attento non solo alla disabilità bensì anche alle diverse potenzialità apprenditive e di partecipazione, ai vari e molteplici contesti di vita valorizzando, nel contempo, percorsi di autodeterminazione.
Appare utile, inoltre, definire e quantificare all’interno del PEI non solo le ore di sostegno didattico bensì le ore di tutti i sostegni ritenuti necessari.
Il PEI dovrebbe mantenere la sua natura di strumento di progettazione educativa e didattica condivisa tra scuola-famiglia-asl; definirlo un atto amministrativo rischia di snaturarlo e ridurlo a mero adempimento burocratico. Parimenti si dovrebbe continuare a considerare il GLO un gruppo di lavoro e non un organo collegiale.
Inoltre, se come nel decreto, vien considerato un organo collegiale perché non farne rientrare gli impegni, per i docenti, nelle attività funzionali all’insegnamento e prevedere un compenso o recupero per i componenti appartenenti al personale ATA? In questo modo veramente agli incontri potrebbero partecipare tutti i componenti.
Lavoro interistituzionale: cosa manca ancora?
Infine, se da un lato si sottolinea l’importanza di un efficace lavoro interistituzionale nella definizione del progetto di vita, dall’altro mancano sia i criteri per la certificazione della disabilità che le Linee Guida contenenti i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di Funzionamento secondo un approccio bio-psico-sociale da parte del Ministero della Salute.
È pur vero che le scuole da anni definiscono i PEI nell’ottica dell’ICF e, quindi, nella prospettiva bio-psico-sociale del funzionamento umano, ma, al momento, sono prive del punto di partenza previsto dal decreto legislativo 66/2017, novellato dal decreto legislativo 96/2019, ovvero del profilo di funzionamento.
È evidente che non si può garantire un efficace lavoro interistituzionale se gli attori continuano a marciare a velocità diverse…
Al di là, comunque, delle limature necessarie da apportare nell’ottica di un miglioramento continuo e suggerite anche dal CSPI, sicuramente le comunità educanti, forti di una normativa sull’inclusione, quella italiana, che è fra le più avanzate nel mondo, sapranno cogliere la preziosa opportunità rappresentata dal nuovo modello di PEI per garantire agli alunni con disabilità un’esperienza di apprendimento e di partecipazione veramente di qualità, in una scuola per tutti e per ciascuno, ambiente di apprendimento duttile e creativo teso alla valorizzazione delle differenze.