IMMISSIONI IN RUOLO 2022/2023: IL GRANDE BLUFF DEL MINISTRO BIANCHI…….MENO DEL 50% LE NOMINE EFFETTUATE

Eravamo stati facili profeti nel preannunciare che il ..già…ministro Bianchi avrebbe, come suoi altri predecessori, fatto “un buco nell’acqua” con le esaltanti esternazioni sulle immissioni in ruolo 2022/2023.

Infatti, i base ai dati forniti dal Ministero dell’Istruzione (ora anche del merito !!) i nostri timori si sono dimostrati fondati

Dall’esame dei dai dati forniti emerge chiaramente che su un totale di 94.130 posti autorizzati, sono stati immessi in ruolo 26.937 docenti a cui si aggiungono circa 3.200 nomine a tempo determinato finalizzate al ruolo da concorso straordinario BIS (rispetto ai 14.400 previsti dal bando) e altre 12.500 da GPS I fascia sostegno. 

In sostanza,  sono appena 43.000 i posti assegnati tra contratti a tempo indeterminato e contratti annuali da trasformare in ruoli.

Un fallimento totale che dimostra l’incapacità del Ministro di aver portato a termine il suo mandato senza aver raggiunto nessuno degli obiettivi che si era prefissato. 

PERSONALE EDUCATIVO
Per quanto concerne il Personale Educativo il Ministero ha comunicato che a fronte di 60 posti autorizzati, sono state effettuate 45 assunzioni in ruolo.

PERSONALE ATA

Per quanto concerne il Personale ATA, di seguito si riportano gli esiti delle operazioni di immissione in ruolo: 

 PROFILO PROFESSIONALE IMMISSIONI IN RUOLO POSTI DISPONIBILI 
assistenti amministrativi 2.059 2.078 
assistenti tecnici       611 630 
collaboratori scolastici   6.653 6.712
DSGA 81 641
Spetta ora al nuovo Ministro rendersi conto che senza una politica che risolva definitivamente, e una volta per tutte, il problema del precariato, con l’indizione anche di concorsi periodici e snelli nello svolgimento, il fenomeno dei posti vacanti nelle scuole non si risolverà mai, anzi, tutt’altro, si aggraverà ogni anno di più. 
Non serve, anzi aggrava la situazione, anche la previsione dei blocchi sulla mobilità, perchè induce gli aspiranti docenti, in particolare, a rinunciare alle nomine, atteso “lo stipendio da reddito di cittadinanza” che viene loro concesso  e che impedisce di “sopravvivere” specialmente nel nord Italia, ma non da meno al Sud, ancor più se con il “misero” stipendio  si deve provvedere  anche a mantenere un nucleo familiare.
Qui è tempo di dare risposte concrete e rispetto al ruolo e al servizio svolto dal personale della scuola, se non si vuole che il sistema scolastico collassi, altro che “riempirsi la bocca di merito e meritocrazia”.