L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato il rapporto sull’apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2, aggiornato al 30 dicembre 2020.
Nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre, sono stati diagnosticati in Italia come positivi per SARS-CoV-2 1.783.418 casi, di questi 203.350 (11%) in età scolare (3-18 anni). La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti.
La maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11- 13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (10%).
Da metà settembre (riapertura delle scuole 14-24 settembre), si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età, che ha raggiunto la fase di picco dal 3 al 6 novembre (oltre 4000 casi). Successivamente la curva ha iniziato progressivamente a scendere, con un andamento simile a quello della popolazione generale.
Il tasso di ospedalizzazione nella popolazione in età scolare è stato dello 0,7% a fronte dell’8,3% nel resto della popolazione (Tabella 1). È interessante notare che nella popolazione 0-3 anni il tasso di ospedalizzazione è molto più elevato, pari al 6,2%.
Come previsto dal DM Salute del 30 aprile 2020, ogni settimana le Regioni/PA comunicano il numero di focolai attivi e per ciascuno il contesto in cui è avvenuta presumibilmente la trasmissione. Spesso però non è stato possibile stabilire con certezza che la trasmissione sia avvenuta in ambito scolastico e che la scuola sia stata la fonte di infezione, pertanto spesso ci si riferisce a casi che hanno frequentato contemporaneamente lo stesso ambito scolastico.
Nel periodo 31 agosto – 27 dicembre 2020, il sistema di monitoraggio ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, che rappresentano il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale. Se si considera l’andamento settimanale c’è stato un progressivo aumento dei focolai con un picco nelle settimane dal 5 al 25 ottobre, una graduale diminuzione fino al 22 novembre e un nuovo aumento fino al 13 dicembre seguito da una stabilizzazione nella seconda metà del mese.
La Tabella 2 evidenzia una notevole variabilità nel numero di focolai riportati settimanalmente, ascrivibile sia ai diversi criteri di classificazione dei focolai scolastici adottati a livello regionale che alla ridotta capacità di tracciamento dei contatti in relazione alla difficile situazione creatasi in seguito all’aumento dei casi che ha limitato la possibilità degli operatori sanitari di effettuare indagini accurate.
Il numero di focolai scolastici è quindi sottostimato e, alcune regioni (Basilicata, Campania, Liguria, Molise, Sardegna, Valle d’Aosta) non sono state in grado di riportare l’informazione relativa al setting in cui si sono verificati i focolai. Non è inoltre disponibile l’informazione sul numero di casi coinvolti in ciascun focolaio.
Dai dati elaborati dal ISS appare evidente che non si può con molta superficialità, come fa la Azzolina, assumere la decisione di riaprire le scuole dal 7 Gennaio ignorando i dati dell’ISS, proprio perchè è arduo stabilire o non stabilire il nesso fra quanto avviene ed importato nelle scuole e i comportamenti a rischi.
Occorre, con molta calma, valutando e bilanciando le esigenze della didattica con quelle della sicurezza. Le scuole devono far parte di un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione individuale e un’adeguata ventilazione dei locali.
Secondo l’OMS, la decisione di chiudere, (completamente o parzialmente) o riaprire le scuole dovrebbe essere guidata da un approccio basato sul rischio, per massimizzare i benefici in termini di didattica, benessere e salute per gli studenti, gli insegnanti e il personale ausiliario e allo stesso tempo essere in grado di prevenire nuove ondate dell’epidemia di COVID-19.
Nel nostro paese, e da parte del governo e anche dalle regioni, è stato sottovalutato uno degli elementi determinanti causa della diffusione del virus nelle scuole, cioè l’assembramento sui mezzi di trasporto, basti pensare che nel piano elaborato a giugno solo poche righe sono state riservate al “problema trasporti”.
Ora, valutando appunto il rischio di contagio nella scuola occorre necessariamente attivare quelle misure che ne limitando il rischio (certamente non parliamo di rischi zero) con interventi concreti sui trasporti e, principalmente, una campagna di vaccinazione che coinvolga subito il personale della scuola e gli studenti in età superiore a 16 anni.
SCUOLA Rapporto ISS COVID-19 n. 63_2020