NOTIZIE UTILI – ARGOMENTI VARI –
VISITE FISCALI 2023: DIFFERENZE TRA DIPENDENTI PUBBLICI E PRIVATI
Dal 1° settembre 2017 ha preso avvio il Polo unico per le visite fiscali grazie al quale si è attribuita all’Inps la competenza esclusiva ad effettuare le Visite Mediche di Controllo (VMC), tanto su richiesta dei datori di lavoro quanto d’ufficio. Le attribuzioni dell’Istituto riguardano i controlli sugli eventi di malattia sia dei dipendenti privati che di quelli pubblici.
Visite fiscali dipendenti privati: fasce di reperibilità: Dalle 10 alle 12; Dalle 17 alle 19. Esonero dalla reperibilità: il medico può segnalare, direttamente nel certificato, l’esonero dalla reperibilità, secondo le regole fissate dall’Inps con la Circolare numero 95/2016. È comunque prevista la possibilità di disporre una visita di controllo, ma previo appuntamento. I dipendenti pubblici hanno fasce di reperibilità diverse da quelli privati.
Le stesse sono infatti previste: Dalle 9 alle 13; Dalle 15 alle 18. Per i dipendenti pubblici i casi di esonero dal rispetto della reperibilità sono
dettagliati dal Decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione del 17 ottobre 2017 numero 206. Per entrambi le fasce di reperibilità comprendono sabati, domeniche, giorni festivi o comunque non lavorativi, interessati dalla prognosi di malattia. La visita fiscale, ricorda la guida Inps, dev’essere richiesta “obbligatoriamente dal tuo datore di lavoro pubblico se l’assenza si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative, ma, discrezionalmente, può essere anche disposta più volte durante il medesimo periodo di prognosi”.
Corte dei Conti: possibile affidare incarichi specialistici al personale in quiescenza
Con la delibera n. 88 del 03.05.2023, la Corte dei Conti Sezione Regionale di Controllo per il Lazio, afferma che possibile affidare un incarico di supporto, affiancamento e assistenza a titolo oneroso a personale in quiescenza, purché l’assistenza non comporti studio e consulenza, ossia attività caratterizzata, in negativo, dalla mancanza di competenze specialistiche.
Il Consiglio delle autonomie locali del Lazio trasmette la richiesta di parere di un sindaco in materia di conferimento di incarichi al personale in quiescenza. In particolare, viene richiesto alla Corte dei Conti se “è possibile affidare un incarico di supporto, affiancamento e assistenza a titolo oneroso a personale in quiescenza, precisando che l’attività oggetto della prestazione non concernerebbe l’espletamento di funzioni direttive, dirigenziali, di studio o di consulenza; in caso affermativo, ricorrendo a quale istituto”.
La Corte dei Conti rileva, preliminarmente, che l’art. 5, comma 9, del D.Lgs. 95/2012 vieta di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Per i Giudici, la tassatività delle fattispecie vietate fa sì che le attività consentite per gli incarichi affidabili al personale in quiescenza si ricavino a contrario, dovendosi le situazioni diverse da quelle elencate non essere ricomprese nel divieto di legge. Secondo la delibera, ne consegue che se il divieto riguarda l’attività di studio e quella di consulenza, può ritenersi consentita, invece, quella di assistenza nei limiti in cui si diversifica dalle altre due. Assistenza che, quindi, non deve
comportare studio e consulenza, ma deve caratterizzarsi per competenze specialistiche.
Cassazione: è diffamazione inviare una mail offensiva ad un collega se tra i destinatari ci sono altri dipendenti
Con la sentenza n. 22631 del 14.04.2023, la Cassazione afferma che l’invio di una mail ad una pluralità di colleghi, incluso il destinatario dell’offesa contenuta nel testo, integra il reato di diffamazione.
Cassazione: licenziato se datore scopre una condanna penale inerente ad un precedente rapporto di lavoro
Con la sentenza n. 8944 del 29.03.2023, la Cassazione afferma che le condotte extralavorative del dipendente possono giustificare il licenziamento dello stesso, qualora abbiano un riflesso, sia pure soltanto potenziale ma oggettivo, sulla funzionalità del rapporto e compromettano le aspettative di un futuro puntuale adempimento dell’obbligazione lavorativa.
Che fine fanno le ferie non godute alla cessazione del rapporto di lavoro?
Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso di un dipendente dell’INPS che, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro per dimissioni, chiedeva la condanna della P.A. alla corresponsione di circa 30mila euro a titolo di indennità sostitutiva per ferie non godute. Cass. civ., sez. lav., ord., 20 giugno 2023, n. 17643 L’occasione offre il destro alla Corte per richiamare la normativa comunitaria, nello specifico l’art. 7, paragrafo 2, della direttiva 2003/88, che riconosce al lavoratore il diritto a un’indennità finanziaria per i giorni di ferie annuali e i riposi settimanali non goduti. In particolare, secondo i Giudici è necessario assicurarsi che l’applicazione delle norme nazionali non comporti l’estinzione dei diritti alle ferie annuali retribuite maturati dal lavoratore, laddove quest’ultimo non abbia effettivamente avuto la possibilità di esercitare tali diritti. Il lavoratore, infatti, deve essere considerato la parte debole
nel rapporto di lavoro, sicché è necessario impedire al datore di lavoro di disporre della facoltà di imporgli una restrizione dei suoi diritti.
Ne deriva che «la prescrizione del diritto del lavoratore all’indennità sostitutiva delle ferie e dei riposi settimanali non goduti decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, salvo che il datore di lavoro non dimostri che il diritto alle ferieed ai riposi settimanali è stato perso dal medesimo lavoratore perché egli non ne ha goduto nonostante l’invito ad usufruirne.
Governo: disposizioni in materia di organizzazione della pubblica amministrazione
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 39 del 15 giugno 2023, ha approvato un decreo legge con disposizioni urgenti in materia di organizzazione della pubblica amministrazione, di sport e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica 2025Il decreto prevede, tra l’altro la riorganizzazione del Ministero del lavoro e la modifica dell’assetto organizzativo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, per l’assorbimento delle competenze fin qui attribuite all’Agenzia nazionale politiche attive lavoro (ANPAL).
Inoltre, è prevista la velocizzazione delle procedure concorsuali per il personale docente, in attuazione di quanto
previsto dal PNRR.
Governo: via libera alle assunzioni a tempo indeterminato nelle pubbliche amministrazioni
Il Consiglio dei Ministri ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 135 del 12 giugno 2023, il Decreto 11 maggio 2023 2023, con l’autorizzazione ad avviare procedure di reclutamento e ad assumere a tempo indeterminato unità di
personale in favore di varie amministrazioni.
Queste le Pubbliche Amministrazioni interessate:
• Consiglio di Stato
• Avvocatura generale dello Stato
• Presidenza del Consiglio dei ministri
• Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento protezione civile
• Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica
• Ministero della cultura
• Ministero della difesa
• Ministero dell’economia e delle finanze
• Ministero della giustizia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
• Ministero della giustizia – Dipartimento archivi notarili
• Ministero della giustizia – Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità
• Ministero della giustizia – Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi
• Ministero dell’interno
• Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale
• Ministero del lavoro e delle politiche sociali
• Ministero della salute
• Agenzia delle dogane e dei monopoli
• Agenzia delle entrate
• ARAN – Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni
• INL – Ispettorato nazionale del lavoro
• INPS – Istituto nazionale previdenza sociale
• ENAC – Ente nazionale per l’aviazione civile
• AIFA – Agenzia italiana del farmaco
• ACT – Agenzia per la coesione territoriale
• AICS – Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo
• AGID – Agenzia per l’Italia digitale
• ITA – ex ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internalizzazione delle imprese italiane
• AGENAS – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali
COORDINAMENTO TERRITORIALE
• ANSV – Agenzia nazionale sicurezza volo
• ANSFISA – Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie
• AID – Agenzia industrie e difesa
• Parco nazionale dell’Asinara
• Parco nazionale del Circeo
• Parco nazionale del Gargano
• Parco nazionale Gran Paradiso
• Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga
• Ente parco geominerario storico ambientale Sardegna
Il Governo potrebbe aprire al riscatto della laurea gratuito, ecco le ipotesi
All’interno della Riforma delle pensioni, su cui sta lavorando il governo Meloni, potrebbe rientrare in gioco anche il riscatto della laurea gratuito: ecco quali sono le ipotesi allo studio.
Il progetto di rinnovamento del sistema pensionistico italiano oltre a guardare al breve periodo, vuole individuare una soluzione per anticipare l’accesso alla pensione già per il 2024.
Ovviamente c’è ancora tutto un discorso relativo all’impianto vero e proprio di queste novità e alle coperture economiche che serviranno a metterle in pratica: ma il Governo comunque sta lanciando segnali per portare avanti le proprie proposte.
Tra le varie future norme che circolano e sulle quali si rincorrono i rumours allo stato attuale una che sta prendendo corpo è quella del riscatto della laurea gratuito, una misura che molti vorrebbero e che chiedono da diversi anni.
Scopriamone di più.
Che cos’è il riscatto della laurea?
Il riscatto del corso di laurea è lo strumento che permette di trasformare gli anni di università in anni contributivi e quindi integrare la propria posizione contributiva ai fini del diritto e del calcolo di tutte le prestazioni pensionistiche.
Si tratta però di un’operazione che presenta dei costi, e che non sono particolarmente accessibili se parliamo di riscatto
della laurea “ordinario“. Il contributo da pagare si calcola in relazione alle norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo: lo spartiacque che delimita il passaggio tra i due sistemi è il 1° gennaio 1996.
Nella sua forma ordinaria ha un costo importante.
Sistema retributivo
Per riscattare periodi che si collochino nel sistema retributivo (prima del 1996), l’importo della somma da versare varia in rapporto all’età, al periodo da riscattare, al sesso, all’anzianità contributiva totale e alle retribuzioni degli ultimi anni.
Sistema contributivo
Per riscattare periodi che si collocano ad esempio nel sistema contributivo (cioè dal 1° gennaio 1996) l’onere è determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda, alla retribuzione (assoggettata a contribuzione) nei 12 mesi meno remoti, andando a ritroso dal mese di presentazione della domanda di riscatto.
Ipotizziamo che si vogliano riscattare quattro anni di laurea dal 2002 al 2006 nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Assicurazione generale obbligatoria e che abbia presentato domanda di riscatto il 31 gennaio 2021; considerando una retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi meno remoti pari a 32.170,00 euro, l’importo da pagare per riscattare quattro anni è pari a 42.464,40 euro (32.170,00×33% =10.616,10 x 4 anni = 42.464,40).
Tuttavia la legge prevede anche delle forme di riscatto “agevolato”.
La possibilità di ottenerlo in modo “agevolato” Con il riscatto di laurea agevolato il costo invece è determinato sul minimale degli artigiani e commercianti nell’anno di presentazione della domanda e in base all’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, nel medesimo
periodo, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD).
Tuttavia si può usufruire del riscatto agevolato (anche per corsi precedenti al 1996) soltanto se si sceglie la liquidazione della pensione con il calcolo interamente contributivo.
Un esempio
Quindi, se si presenta domanda con le stesse variabili indicate sopra il costo per riscattare un anno di corso è pari a 5.264,49 euro. Il costo è lo stesso se si presenta domanda in qualità di inoccupato. A seconda dei casi, con il riscatto agevolato il risparmio può essere fino al 70%.
Il progetto di Riforma delle pensioni
Prima di passare alle nuove ipotesi sul riscatto della laurea gratuito cerchiamo di capire quale sarà l’impianto della rimodulazione del sistema.
L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di superare almeno parzialmente la Legge Fornero, estendendo a ogni lavoratore la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
L’alternativa, se non si trovano le coperture adeguate sarebbe limitare alla sola Quota 41 per tutti, eliminando Opzione donna, o più probabilmente “congelare” Quota 41 e confermare Quota 103 per un anno in attesa di trovare maggiori coperture.
Le nuove ipotesi sul riscatto della laurea gratuitoE tra tutte le ipotesi, dopo essere sparita per qualche tempo dai radar, rientra anche quella del riscatto degli anni universitari gratis.
Durante il Governo Draghi era stato il Movimento Cinque Stelle aveva rilanciato la proposta di una pensione digaranzia, una soglia di 780 euro al di sotto della quale non si considera una pensione come dignitosa, unitamente alla facoltà di riscatto gratuito degli anni di laurea «per dare un incentivo a tutti coloro che impiegano negli studi più tempo e tutelarli per l’ingresso tradivo nel mondo del lavoro».
Ma anche l’Inps, attraverso le dichiarazioni di Pasquale Tridico, aveva caldeggiato questa opzione tempo fa, volendo però circoscriverla esclusivamente per chi si è appena affacciato al mondo del lavoro.
Una possibilità che adesso potrebbe riaffacciarsi per mano del Governo Meloni.
Si tratterebbe di valorizzare in maniera totale gli anni dedicati agli studi universitari per favorire l’accesso alla pensione. Lo scopo sarebbe quello di facilitare il raggiungimento di una pensione di garanzia per i giovani che entreranno nel mondo del lavoro.
Un’ipotesi su cui la stessa Giorgia Meloni, in passato ha espresso parere favorevole: era il 2018 e il suo partito, Fratelli d’Italia, aveva già lanciato una proposta per tagliare i costi del riscatto.
Dipendenti pubblici, attività sportive, autorizzazioni: attenzione a cosa cambia dal 1° luglio
In data 8 giugno 2023, sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a questo link https://www.lavoro.gov.it/priorita/Pagine/Riforma-sport-Ministri-Abodi-e-Calderone-tutele-semplificazione-etrasparenza-le-parole-chiave-dei-correttivi-Legge-86-2019.aspx, è stata pubblicata una sintesi della presentazione ai media, da parte dei Ministri Abodi e Calderone, del decreto correttivo che interviene sulla riforma dello sport, in vigore dal 1° luglio 2023, approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 31 maggio 2023 e che, come previsto, è stato trasmesso alle Camere e alle Conferenze, Unificata e Stato-Regioni, per l’acquisizione dei rispettivi pareri e intese per poi tornare in Consiglio dei Ministri per la seconda e definitiva lettura.
Tra le novità, anche: “le norme specifiche per i dipendenti pubblici, con la previsione di un meccanismo di silenzio assenso per il rilascio dell’autorizzazione necessaria per lo svolgimento dell’attività sportiva retribuita (extra orario di lavoro), mentre, in caso di attività non retribuita, sarà sufficiente una comunicazione al datore di lavoro”.
TFS, vietato corrispondere in ritardo la liquidazione al personale del Pubblico impiego. La pronuncia della Consulta
La sentenza della Corte Costituzionale potrebbe segnare una svolta nel pubblico impiego. Oggi, il massimo organo giudiziario afferma che il rinvio del Trattamento di Fine Servizio (TFS) “contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione”.
Tale ritardo non riguarda solo la quantità di denaro ricevuta, ma anche la tempestività del pagamento. La Consulta definisce il TFS come “un emolumento volto a sopperire alle esigenze del lavoratore al momento del pensionamento”, una fase particolarmente vulnerabile dell’esistenza umana. Di conseguenza, richiama il legislatore a individuare le modalità di un intervento riformatore, tenendo conto degli impegni presi in precedenza, ma senza continuare a ritardare e rateizzare i pagamenti.
La Corte ha anche ricordato la sentenza n. 159 del 2019, che sottolineava già le problematiche della normativa in esame e imponeva aiuti per i beneficiari dei trattamenti meno elevati. Questo intervento segue la critica della Corte all’iniziativa degli anticipi onerosi del TFS da parte degli istituti di credito, che lucravano sui ritardi dello Stato nel riconoscimento di quello che è a tutti gli effetti un salario differito