Nominato il nuovo ministro dell’Istruzione di quello che, a detta di molti, dovrebbe essere il governo che “traghetterà” il paese verso le elezioni. Insomma : un governo e un ministro “ponte”.
Lungi da noi dal dare giudizi politici, non ci appartengono per scelta e per ideali sindacali (rifuggiamo da “passaggi” dal sindacato alla politica, come avviene secondo “il principio” dei vasi comunicanti tanto caro a un sindacato storico e cosiddetto rappresentativo dei lavoratori ???), ma ci atterremo ai fatti e alle azioni che la nuova ministra vorrà porre in essere (se mai lo potrà fare).
Quindi, nessun commento, nessun pregiudizio, la aspettiamo e la giudicheremo su quanto saprà, vorrà, e potrà fare: a cominciare dalla riforma della legge 107, per proseguire con il ridare dignità professionale ai docenti, a ripristinare gli organici del personale ata, a dare avvio a concorsi più trasparenti, a reclutare in tempi brevi i dirigenti scolastici, a stipulare un contratto di mobilità che consenta a “tanti deportati” del sud di tornare sulle tantissime cattedre vacanti in organico di fatto dei loro territori, a dare risposte chiare e certe sulle immissioni in ruolo dei precari che sono ancora nelle gae, ad attivare immediatamente i corsi tfa, sia per il sostegno che per il conseguimento dell’abilitazione, a porre in essere politiche scolastiche attive per i giovani, a implementare i fondi per il funzionamento delle scuole, a riformare l’amministrazione scolastica, centrale e periferica (si decida una buona volta se sopprimere o meno gli uffici scolastici territoriali, come sono ridotti adesso non sono utili nè per le scuole nè per la stessa gestione dei procedimenti amministrativi di competenza), e così via.
Spaventata, signora ministra ? Bè non se ne abbia a male, ma dopo i guasti di chi l’ha preceduta e del suo fido mentore “pinocchio” nonchè compagno del suo partito, cui ella appartiene anche per estrazione e provenienza territoriale (siete, se non sbagliamo tutti e due di provenienza “politica” toscana), è il minimo che possiamo chiedere.
Vigileremo, e non ce ne abbia a male, come spesso fa, la sigla storica del sindacato dei lavoratori (“almeno così si picca di essere”), sulle posizioni che le cosiddette organizzazioni sindacali rappresentative assumeranno nei confronti della nuova ministra.
Fare sindacato, significa tutelare gli interessi dei lavoratori e del paese, senza sconti per nessuno, anche se chi siede nel “palazzo” ha svolto la sua carriera “di lavoro !!” all’interno del sindacato (purtroppo non della scuola, ma dei tessili)
BUON LAVORO, SIGNORA MINISTRA, PER FAVORE, PERO’, TENGA PRESENTE CHE NON E’ IMPROBO IL SUO COMPITO PERCHE’ E’ DIFFICLE FARE PEGGIO DELLA GIANNINI!!!!