ORGANICI ISTITUTI PROFESSIONALI: SEMPRE’ PIU’ PENALIZZATI- INTERVENTO DEL DIRIGENTE SCOLASTICO PROF. PIO MIRRA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento del Prof. Pio Mirra, dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pavoncelli” di Cerignola, relativo agli organici del personale docente per l’a.s. 2021/2022

Il Dirigente Scolastico, mette in evidenza, nel suo intervento, le debolezze del recente provvedimento ministeriale relativo alla determinazione degli organici per il prossimo anno scolastico con particolare riferimento agli istituti professionali.

PRONTO IL NUOVO DECRETO SUGLI ORGANICI DEL PERSONALE DELLA SCUOLA

 “Dalla lettura della bozza di decreto sugli organi del personale docente per l’a.s. 2021/22 si prende atto che i parametri per la costituzione delle classi restano invariati, come previsti dal DPR 81/2009. “Speriamo” che almeno il decremento degli alunni potrà portare a classi meno numerose.

Il problema delle “classi pollaio” resta una variabile di certo pregiudizio non solo per un’offerta formativa di qualità basata sulla personalizzazione educativa, ma soprattutto in piena emergenza epidemiologica e con l’applicazione delle norme di contenimento da contagio COVID-19 anche per l’anno (scolastico) che verrà.

Apprezzamento per i 5000 posti in più di docenti specializzati su sostegno, distribuiti fra i vari ordini e gradi di scuole, ma i posti comuni restano invariati, eccezion fatta per gli istituti professionali nei quali è previsto un taglio di 486 cattedre e 164 docenti tecnico pratici.

Eppure dalle parole del neo-ministro dell’istruzione ci si aspettava altro: “Oggi il 45% dei giovani, alla fine del loro percorso di studio, alla precisa domanda se rifarebbero la scelta di scuola superiore, rispondono in modo negativo. Questa la precisa conferma del fallimento dell’orientamento scolastico, perchè sono troppi gli studenti liceali, mentre i percorsi tecnici e professionali non devono più essere considerati di seconda serie”.

Si aspettava un cambio di rotta, un rilancio dei tecnici e professionali, di una scuola orientata al lavoro per promuovere crescita economica nell’attuale fase di transizione.

Ma la legge è legge. Chi conosce i documenti della scuola se lo aspettava. All’art.1 della bozza di decreto infatti si legge che la riduzione della consistenza organica è disposta ai sensi dell’art.12 del D.Lgs 61/2017 che ha istituito i “nuovi professionali”. Da un lato la disciplina dei “nuovi professionali” tende a dare nuova linfa definendoli scuole territoriali dell’innovazione e il cui modello didattico è improntato al principio della personalizzazione educativa volta a  favorire migliori prospettive di occupabilità, dall’altro le stesse disposizioni finanziarie hanno previsto una riduzione di spesa.

Ad ogni giro di valzer, ogni governo pensa alla scuola. Anche il presidente incaricato Mario Draghi ha posto in agenda la scuola. Ma qual è la scuola che verrà?

Bisogna investire in termini di strutture e risorse professionali per far sì che la formazione possa essere volano di crescita economica. Bisogna puntare su formazione e crescita green, per costruire ricchezza, costituita da energia, innovazione e scuola.

Obiettivo per creare “ricchezza” e investire nella scuola e invertire il trend negativo del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il recente studio di Unioncamere quantifica in 900.000 posti di lavoro fino al 2023 nei settori dei servizi e dell’artigianato, settori che rappresentano il Made in Italy delle nostre piccole e medie imprese. Solo così potrà finalmente partire la “società della conoscenza”, nella quale il ruolo della conoscenza assume, dal punto di vista economico, sociale e politico, una centralità fondamentale nei processi di vita, e che fonda quindi la propria crescita e competitività sul sapere, la ricerca e l’innovazione.

E poi c’è chi si domanda il perché della “dispersione scolastica”. E le responsabilità?

Nel frattempo le poche industrie che resistono in Italia non riescono a coprire il fabbisogno di personale specializzato.

Prendiamo atto che nella grande maggioranza delle regioni italiane la IeFP, Istruzione e Formazione Professionale, non è mai decollata, in cambio stanno ovviamente agonizzando gli istituti professionali e i tagli previsti nella bozza di decreto organici ne sono prova.

Pio Mirra