RIFORMA PENSIONI: IL BLUFF ELETTORALE DI SALVINI. ECCO INVECE COSA SUCCEDE !!!

Durante la campagna elettorale, Matteo Salvini ha “strombazzato in tutti i luoghi, in tutti i laghi e in tutto il mondo” la possibilità e l’intenzione di rilanciare Quota 41, con l’obiettivo di permettere l’uscita dal lavoro al raggiungimento dei 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. !!!

Orbene, anche in questo senso il “buon Salvini” l’ha sparata grossa visto che  la proposta è stata definitivamente abbandonata è bloccata sia da Giorgia Meloni che da Giancarlo Giorgetti.

Di converso, proprio il Governo, in cui siede il “buon Salvini” , ha  attribuito al CNEL (Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro, (presieduto da Renato Brunetta) un nuovo importante incarico: quello di elaborare una proposta organica di riforma delle pensioni.

A tal proposito, è stato costituito un “Gruppo di lavoro”, coordinato dal prof. Domenico Garofalo (Università di Bari) e composto da altri nove esperti in materia previdenziale che stanno lavorando intensamente al progetto. 

Il predetto “gruppo di lavoro” è stato insediato a fine febbraio u.s., e per fine luglio p.v. è annunciata la pubblicazione di quattro documenti tecnici sui seguenti temi: previdenza obbligatoria; previdenza complementare; contribuzione e, ultimo, casse dei liberi professionisti.

Documenti che dovrebbero fare da battistrada alla messa a punto della successiva proposta di riforma delle pensioni, che dovrebbe vedere la luce nella forma di bozza di articolato di legge, con due possibili sbocchi: o il recepimento nel DDL bilancio 2025 o l’avvio di un percorso legislativo autonomo dopo la pubblicazione della prossima legge di bilancio.

Ovviamente, allo stato, non è dato ancora conoscere gli approdi conclusivi del “Gruppo di lavoro”, ma, a leggere alcune anticipazioni, alcuni orientamenti sembrerebbero maturare al suo interno:

– per le pensioni di vecchiaia, l’idea sarebbe quella di confermarne la maturazione a 67 anni, ma inasprendo al contempo il requisito contributivo (servirebbero 25 anni, e non più 20 come oggi);
– in materia di pensione anticipata ordinaria, verrebbero confermate le attuali regole (42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne), e con esse anche il meccanismo degli scatti in ordine all’aspettativa di vita, che non subirà variazioni nel 2025;
– per quanto attiene invece ad altre forme di pensionamento anticipato, l’idea base dovrebbe essere quella di abbandonare il vecchio sistema delle ”quote”, eliminando così le attuali opzioni “quota 103”, “APE Sociale” e “Opzione donna” che consentono oggi l’uscita anticipata dal lavoro a partire rispettivamente da 63, 61 e 62 anni, e prevedere al loro posto una nuova griglia di uscite anticipate dai 64 ai 72 anni, privilegiando, o rendendo addirittura obbligatorio, il calcolo della future pensioni su base solo contributiva.

Come si vede, purtroppo, la c.d. “opzione 41” (uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, senza vincoli anagrafici), da anni fortemente sollecitata dalla nostra O.S., parrebbe a questo punto un’ipotesi tramontata.

Dunque, una “riforma della riforma” che non andrebbe certo a risolverebbe i nodi storici della “Fornero”, in primis l’assenza di una significativa flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, ma che potrebbe invece portare a una stretta ulteriore delle maglie del sistema, che verrebbe però gravato dal ricalcolo solo contributivo.

Stride anche decisamente l’assenza, tra quelli attesi per fine luglio, di un documento tecnico in materia di trattamento di fine rapporto (TFS/TFR), che approfondisca i temi legati alle vigenti, diverse regole tra pubblico e privato con l’ambizioso obiettivo di allinearle tra loro sia in corso di vita lavorativa che al momento del pensionamento e alle possibili opzioni per dare finalmente attuazione alla sentenza n. 130 della Corte Costituzionale.

A questo punto, non resta che attendere la pubblicazione dei documenti tecnici per capire qualcosa di più circa gli approdi finali del progetto di riforma del CNEL.   Seguirà finalmente il confronto con le Parti sociali? 

Insomma, a ben vedere, occorre decisamente diffidare dalle “facili promesse elettorali”  sventolate in occasione di appuntamenti per il rinnovo del Parlamento ed oltre, perchè del “domani non c’è certezza ma solo …parole..parole..parole…” specialmente se provengono da certi ben identificati “personaggi!!!